Storia
Un bicchiere d'acqua
Un lamento proveniente da un letto di corsia dell'ospedale del Policlinico di Milano, aveva attirato l'attenzione di un medico che stava attraversando un reparto. Era un pomeriggio dell'estate del 1975 e il professor Erminio Longhini, primario medico dell'ospedale di Sesto San Giovanni, si avvicinò al letto in cui giaceva una donna, che con un flebile ma insistente gemito continuava a chiedere un qualcosa di tanto semplice quanto indispensabile: un bicchiere d'acqua.
di chi è il compito?
Il professore vide che nessuno si era avvicinato per accogliere la sua richiesta. Le altre ricoverate erano indifferenti così come l'inserviente, che stava pulendo il pavimento al centro della sala. Quando il medico domandò a quest'ultima come mai non si preoccupasse di portare un po' d'acqua alla povera signora, la risposta fu :"Non tocca a me". Questa affermazione fece a lungo riflettere il professor Longhini e la sera stessa ne volle parlare ad un gruppo di amici, che proprio in quel periodo si ritrovavano regolarmente per cercare di dar vita a "qualcosa" che portasse solidarietà, aiuto materiale e sostegno morale a chi si trovasse nel bisogno. Questo "qualcosa" si concretizzò nella risposta a quella domanda: "toccava a loro" creare un'associazione di persone che si sarebbero occupate di altre persone, più sfortunate, in condizioni svantaggiate, curate sì con professionalità e responsabilità, ma spesso in ambienti spersonalizzanti che le consideravano solo come "organi malati da curare" o peggio ancora come "numero di posto letto”..
nasce l'AVO
L'iniziativa di un'associazione di volontariato ospedaliero fu sperimentata per la prima volta nell'ospedale di Sesto San Giovanni, dopo aver cercato ed ottenuto la collaborazione dei responsabili dell'ospedale, dei sindacati.
Il 6 maggio 1976 nell'aula Borghi del Policlinico di Milano ebbe inizio il primo corso di formazione per i futuri volontari.
Nel gennaio 1977 fu pubblicato il primo numero del bollettino informativo dell'associazione, chiamato Noi insieme, poche copie distribuite a mano che riportavano l'esperienza e l'entusiasmo di quei primi volontari dell'ospedale di Sesto San Giovanni. Il numero dei volontari cominciava a crescere.
Nel settembre dello stesso anno l'AVO fu invitata a Parigi al "IV Congresso europeo del volontariato e dell'atto gratuito" e questo servì ai volontari di stimolo ulteriore a proseguire sulla strada intrapresa con tanta determinazione. In tutta Europa infatti il volontariato si stava facendo strada ed era già un elemento costitutivo del tessuto sociale; tra le diverse associazioni si erano sviluppati contatti e scambi altamente utili e formativi.
Nel dicembre del 1978 venne promulgata la legge n°833 sull'Istituzione del servizio sanitario nazionale e per la prima volta una precisa normativa sancì la presenza del volontariato all'interno delle strutture pubbliche sanitarie. Questo legittimò il servizio dell'AVO e aprì all'associazione un'ampia scelta di interventi che andavano ben oltre la semplice assistenza ai degenti: le offriva la possibilità di concorrere a tutte le fasi di programmazione dell'attività delle strutture sanitarie e socio-assistenziali
Il 6 maggio 1976 nell'aula Borghi del Policlinico di Milano ebbe inizio il primo corso di formazione per i futuri volontari.
Nel gennaio 1977 fu pubblicato il primo numero del bollettino informativo dell'associazione, chiamato Noi insieme, poche copie distribuite a mano che riportavano l'esperienza e l'entusiasmo di quei primi volontari dell'ospedale di Sesto San Giovanni. Il numero dei volontari cominciava a crescere.
Nel settembre dello stesso anno l'AVO fu invitata a Parigi al "IV Congresso europeo del volontariato e dell'atto gratuito" e questo servì ai volontari di stimolo ulteriore a proseguire sulla strada intrapresa con tanta determinazione. In tutta Europa infatti il volontariato si stava facendo strada ed era già un elemento costitutivo del tessuto sociale; tra le diverse associazioni si erano sviluppati contatti e scambi altamente utili e formativi.
Nel dicembre del 1978 venne promulgata la legge n°833 sull'Istituzione del servizio sanitario nazionale e per la prima volta una precisa normativa sancì la presenza del volontariato all'interno delle strutture pubbliche sanitarie. Questo legittimò il servizio dell'AVO e aprì all'associazione un'ampia scelta di interventi che andavano ben oltre la semplice assistenza ai degenti: le offriva la possibilità di concorrere a tutte le fasi di programmazione dell'attività delle strutture sanitarie e socio-assistenziali
nasce la FEDERAVO
Alla fine degli anni 70 il mondo del volontariato stava espandendosi sempre più e in casa AVO la famiglia continuava ad aumentare. Le prime a seguire l’esperienza di Milano sono state Ragusa, Trieste, Castelvetrano. Nuove AVO si formavano un po' ovunque e l'associazione stava assumendo un peso rilevante prima imprevedibile. Si diede allora inizio alla creazione di una federazione a livello nazionale che fosse in grado di realizzare il collegamento tra le associazioni, di facilitare lo scambio delle esperienze, di dare impulso ad una crescita comune ed anche di far fronte ai problemi pratici che si presentavano sui diversi territori: il 18 luglio 1980 nacque ufficialmente a Milano la Federavo ed Erminio Longhini venne eletto all'unanimità Presidente della nuova federazione.
primo convegno e riconoscimento da parte del Papa
Il 25 aprile del 1981 la Federavo organizzò a Milano, presso il Policlinico, il primo convegno nazionale sul tema "Il volontariato nella riforma sanitaria nazionale". Fu un'occasione importante per stabilire un contatto diretto tra i componenti delle diverse AVO federate di tutta Italia. Il confronto tra le diverse esperienze e realtà sociali furono fondamentali per alimentare la speranza e il coraggio di andare avanti in quella grande avventura. Visti i risultati di quel primo convegno, la Federavo decise di programmare, ogni anno, un incontro nazionale, di volta in volta in una città del nord, in una del centro e in una del sud, per permettere a quante più associazioni possibile di intervenire. Lanciò inoltre l'idea di una "Giornata del volontario", un'occasione per aprirsi all'esterno e far conoscere l'attività dell'associazione.
Il 17 novembre 1990 si svolse nella Sala Nervi, in Vaticano, un'udienza particolare con il Santo Padre Giovanni Paolo II che sancì uno dei momenti più significativi ed importanti dell'associazione. Settemila volontari e loro famigliari, emozionati e felici, riempirono l'aula in cui monsignor Riboldi presentò al Pontefice la federazione delle AVO.
Il 17 novembre 1990 si svolse nella Sala Nervi, in Vaticano, un'udienza particolare con il Santo Padre Giovanni Paolo II che sancì uno dei momenti più significativi ed importanti dell'associazione. Settemila volontari e loro famigliari, emozionati e felici, riempirono l'aula in cui monsignor Riboldi presentò al Pontefice la federazione delle AVO.
dialogo con le istituzioni e l' AVO oggi
Dalla prima volta che il volontariato italiano e le istituzioni si "guardarono negli occhi" , cioè quando il 25 e 26 marzo del 1988 ad Assisi si era svolta una Conferenza nazionale del volontariato, programmata dall'allora Presidente del Consiglio Giovanni Goria, il dialogo tra Stato e associazioni di volontariato non si è mai fermato.
Dopo lunga attesa, l'11 agosto del 1991 il Presidente della Repubblica promulgò la "legge-quadro sul volontariato n°226". Essa sanciva a livello nazionale l'esistenza del volontariato come forza integrante essenziale nello sviluppo della società italiana.
Una legge che garantiva non solo l'autonomia dei gruppi e delle associazioni di volontariato, ma che definiva con il nome di "volontario" solo chi presta un'attività sociale in modo "libero e gratuito".
Da quella richiesta di un bicchiere d'acqua l'AVO ne ha fatta di strada: attualmente esistono oltre 240 sedi AVO in tutta Italia, in cui operano 30.000 volontari, che prestano 3.000.000 ore di servizio all'anno. Ai più anziani ed esperti si affiancano i giovani, i quali con entusiasmo e gioia di vivere animano le numerosissime sezioni dell'AVO Giovani, che rappresentano il futuro dell'associazione.
E quindi oggi l'AVO va avanti:
migliaia di persone, comuni ma speciali, proseguono ogni giorno il loro servizio per gli altri con seria Abnegazione, incrollabile forza di Volontà e sereno Ottimismo.
Dopo lunga attesa, l'11 agosto del 1991 il Presidente della Repubblica promulgò la "legge-quadro sul volontariato n°226". Essa sanciva a livello nazionale l'esistenza del volontariato come forza integrante essenziale nello sviluppo della società italiana.
Una legge che garantiva non solo l'autonomia dei gruppi e delle associazioni di volontariato, ma che definiva con il nome di "volontario" solo chi presta un'attività sociale in modo "libero e gratuito".
Da quella richiesta di un bicchiere d'acqua l'AVO ne ha fatta di strada: attualmente esistono oltre 240 sedi AVO in tutta Italia, in cui operano 30.000 volontari, che prestano 3.000.000 ore di servizio all'anno. Ai più anziani ed esperti si affiancano i giovani, i quali con entusiasmo e gioia di vivere animano le numerosissime sezioni dell'AVO Giovani, che rappresentano il futuro dell'associazione.
E quindi oggi l'AVO va avanti:
migliaia di persone, comuni ma speciali, proseguono ogni giorno il loro servizio per gli altri con seria Abnegazione, incrollabile forza di Volontà e sereno Ottimismo.